ULTIMO E PRIMO DELL'ANNO
L'uso di attendere la
mezzanotte del 31 dicembre era ricorrente in campagna, le
celebrazioni dei contadini per l'ultimo dell'anno erano tutte in una
cena fuori dall'ordinario, senza parti e misura. A Capodanno è di
buon augurio rinnovare un indumento e mangiare un grappolo d'uva appassita conservata a
penzoli, perchè si dice che “porta quattrini”. Un'altra consuetudine
sono le calende (o i calendi): si stava attenti a che tempo faceva i
primi dodici giorni dell'anno, per prevedere il tempo dei dodici mesi
futuri. Si diceva che se il primo gennaio c'è sole, tutto gennaio
sarà buono; se il due gennaio pioveva, sarebbe piovuto anche
febbraio e così via.
ANNO NUOVO
Tu anno che fuggi di fronte al novello
or ora nascesti, già sei nell'avello!
movesti del mondo al corto viaggio
con nobile ardire, con saldo coraggio;
con mille lusinghe nel seno compresse,
fra dolci speranze, fra grate promesse;
nascesti fra gl'inni di cuori
esultanti,
fra gridi di gioia, fra nappi spumanti;
fra i vati sinceri di tutta la gente
che in te pose fede. Ed ora?... più
niente!
Nell'ora di morte hai forse un
rimpianto?
Tergesti a nessuno la ciglia del
pianto!
Nell'ora di morte hai forse un
conforto?
V'è alcuno che si dolga perchè tu sé
morto!
ci lasci nel mondo delusi, smarriti,
ma pronti alla lotta a cui ci hai
agguerrti.
Hai forse un conforto nell'ora di
morte?
Perchè quel baccano s'eleva sì forte?
Son grida d'evviva all'anno nascente,
son nuovi deliri che sorgon in mente;
son voci di gioia per l'anno che muore
son nuove speranze che sorgono in core!
Cosi temerarii, si lascia a fin d'anno
la gioia cangiata in un disinganno
così nella vita ogn'anno s'avanza
avvinti, conquisi da nuova speranza.
Galileo Gagli (@diritti riservati)
fonte:
Memorie Religiose e Civili del Comune di Greve in Chianti – Vol.
quarto a cura di Carlo Baldini
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